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Cogito Ergo Sum di Valeria Barbera - Distòpia e Nooverse

Come detto, mesi fa il mio racconto lungo di fantascienza distopica , Cogito Ergo Sum , ha passato la selezione per entrare nella nuova an...

martedì 11 agosto 2020

Cogito Ergo Sum - l'Incipit del racconto

PILLOLE DI DISTOPIA  #3

Incipitdei Cogito Ergo Sum di Valeria Barbera
Insieme al finale, l'inizio di una storia è la parte più importante e la più difficile da scrivere.

Nel caso di questo racconto, dopo lunga riflessione, ho optato per l'incipit fulminante che trovate qui di seguito. 

Tranquilli, stavolta non scherzo. ;)

Dall'antologia Distòpia Urania Millemondi 87 ecco il vero incipit di Cogito Ergo Sum

Enjoy!


COGITO ERGO SUM
di Valeria Barbera

1

Universo Noo

Nonna Marzia amava lamentarsi e continua a farlo anche adesso che è morta.
«Virus» borbotta la sua incarnazione levando il pentolino dal fuoco. «Siamo finiti così per colpa di un minuscolo virus.»
“Così” si riferisce alla situazione mondiale: tappati nelle vasche e connessi alla rete delle menti, ridotti a interagire in un universo simulato, dietro avatar identici ai nostri corpi di materia.
«Per te è normale» prosegue arrancando verso il tavolo al quale sono seduta. «Non hai idea di cosa hai perso, ma io… Io ricordo il profumo delle rose» sospira e versa la crema fumante nella tazza. «Questa, per esempio» dice porgendomela. «Credi che abbia lo stesso sapore e consistenza di quella vera?»
Cioccolata calda, con panna montata e cannella.
«Ha senz’altro un ottimo odore» rispondo accettandola e portandola alle labbra.
La nonna sbuffa e mi elenca i problemi della mia generazione; primo fra tutti: il parlare senza sapere.
Faccio spallucce.
Questa cioccolata è deliziosa. Fa niente se non è vera, se la stanza, i miei abiti e perfino il mio corpo sono “finti”, come la nonna ripete da una vita.
La mia realtà è il mondo dei pensieri.
Appartengo alla generazione dei Nativi Mentali, perciò sono cresciuta connessa alla rete delle menti e conosco l’universo Noo come le mie tasche. Vivo da sempre su Terra Noo, in n’Italia e mi ci trovo bene.
L’altra Terra, quella di materia, la conosco dai racconti della nonna e dai libri di scuola e no, non mi sarebbe piaciuta, senza animali e con tutti quei virus che circolano liberamente. Per non parlare degli altri pericoli: fulmini, tempeste, vulcani. E il sole che incendia le foreste.
Dovrei davvero sentire la mancanza di un posto così sporco e ostile?
Evito di porle la domanda. Si offenderebbe e mi caccerebbe fuori a pedate; finte, ovviamente, ma per quelli della mia generazione conta il pensiero.
Per lei è diverso. È stata fra gli ultimi a entrare nell’universo Noo e l’ha fatto soltanto perché costretta dal governo.
Me lo rinfaccia proprio ora.
«… già all’epoca della febbre verde mi avevano imposto le loro medicine, capisci? Stavolta non c’era una cazzo di cura, sicché mi sono detta: “Bene, finalmente lasceranno fare a Dio”. Invece mi hanno presa e ficcato la connessione in testa. Ho chiuso gli occhi che ero in carne e ossa e quando li ho riaperti… ero tutta finta! Come quella roba.» Addita la mia tazza.
Mi lecco il residuo della cioccolata dalle labbra. Finta ma ottima, confermo.
«Scusa, nonna, mi dispiace per quello che hai passato. Se soltanto quel virus non fosse mai esistito…» sospiro e aspetto che abbocchi.
Lei mi guarda incredula, poi si ringalluzzisce e riprende a blaterare.
Eccola. Ha già attaccato col Covid-19.
È ancora convinta che la pandemia di centosessant’anni fa c’entri qualcosa con la decisione di far rifugiare tutti nell’universo Noo. Che all’epoca non esistesse manco la tecnologia per la connessione mentale non cambia nulla per lei.
Quando era viva, la interrompevo. Le dicevo: «Nonna, abbi pazienza, forse confondi i secoli. È stata la pandemia del 2119 a spingere il presidente a firmare il decreto.
»
Nove anni dopo, per essere precisi, e soltanto perché si era a un passo dall’estinzione.
«Ma cosa vuoi saperne, tu?» sbottava facendo il gesto di mandarmi a quel paese.
Appunto. Non ho vissuto l’Era della Materia. Non ho neppure mai visto il mondo della materia.
Non per davvero. Mi è passato davanti agli occhi per un attimo, alla nascita, mentre ero in braccio al mio angelo custode.
Si chiama Azramed e veglia su di me fin da quando ero un feto. È stato lui a estrarmi dall’utero artificiale. Mi ha stimolata a respirare da sola, poi mi ha inserito i nanochip sotto la pelle delle tempie.
Un’operazione semplice e veloce quanto l’imposizione delle mani sul capo.
Infine ha configurato la mia mente e registrato il dominio.
Eccolo: noo.DeliaMarchesi.neu.
Noo per “noosfera”; neu per “neurale”.
Azramed ha immesso i miei dati in L.A.R.A. e mi ha adagiata nella vasca di vironio, riempiendola di liquido nutritivo fino all’orlo.
Non appena ha acceso i miei nanochip, L.A.R.A. mi ha riconosciuta.
Dalle mani di Azramed sono passata nelle sue.
L.A.R.A. è apparsa su Terra Noo, indossando un avatar umano, da ostetrica. Ha aiutato il mio avatar a uscire dal grembo dell’avatar di mia madre e, dopo aver verificato la mia salute cerebrale, mi ha dichiarata “cervello attivo della rete delle menti”.
Da allora sono cittadina dell’universo Noo...


CONTINUA SU 

Distòpia Urania Millemondi 87 

Nelle edicole per tutta l'estate o nei negozi online in formato ebook.

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